Lucio Chiappetti - IASF Milano (adesso struttura permanente !) - gennaio 2007
Vedere anche in ordine cronologico inverso le referenze di febbraio 2006 (sulle proposte pre-elettorali sull'INAF), aprile-dicembre 2004 (sulla riforma INAF), giugno 2003 (su INAF), febbraio 2003 ("riforma Moratti"), novembre 1999 (su CNR), agosto 1999 ("riforma Berlinguer"), e dicembre 1997.
Nonostante che ,come risulta dalle referenze di cui sopra e come reiteravo nell'ultima, avessi riposto molte speranze nella creazione di un ente unico per la ricerca astrofisica italiana e le avessi viste piuttosto deluse, NON sono stato tra i firmatari di alcuna delle mozioni circolate.
Qualunque dirigenza a fronte dei vincoli esterni (Finanziaria, ASI) non credo avrebbe
potuto fare molto di diverso da quello che e' successo. Inoltre sia il Presidente che i membri del CdA (anche se
molti non li conosco di persona e non si sono mai voluti far conoscere presso le Strutture)
li conosco di fama e sono quasi tutti persone scientificamente valide e del nostro giro, a
differenza per esempio della situazione nel CNR.
Anche i Regolamenti non sono cose terribilmente insensate, sempre facendo il confronto
con quello che e' successo al CNR (dove invece dei progetti ci sono le "commesse") e
non mi stanchero' mai di dire che sono lieto di non essere
dove le cose sono andate peggio (ossia di non essere restato al CNR).
Vogliamo proprio una altra riforma "a breve" con commissariamento ecc. ? Non ci sono bastate le ultime due con tutte le "disruptions" delle attivita' ?
In alcuni dei testi circolati si parla di ricambio generazionale. Non vorrei che si indulgesse a una moda giornalistica. Non mi pare che l'attuale dirigenza sia piu' vecchia della media degli Astronomi Ordinari e Dirigenti di Ricerca dell'Ente (da cui sarebbe logico "andare a pescare").
Il concreto documento del Consiglio Scientifico riporta come (condivisibili) linee guida :
Sul primo punto noto che effettivamente uno dei principali limiti della riforma Moratti era prevedere un CdA tutto di esterni all'Ente. Il buon senso vorrebbe invece una forte e prevalente rappresentativita' interna. Noto tuttavia che rappresentativita' non significa necessariamente meccanismo elettivo. Mi pare che all'INFN tanto spesso citato come buon esempio, i membri eletti negli organi piu' alti sono ... uno (il che non va a scapito della rappresentativita' dei rimanenti).
Sul secondo punto credo vada considerato cum grano salis. Non trovo ad esempio
ne' logico ne' economico che le Strutture provvedano autonomamente al pagamento degli
stipendi, o ai concorsi. Sui primi, al CNR se ne e' sempre occupata una struttura
centrale e tuttora nelle strutture ex CNR non esiste personale adeguato (e se si
dovesse assumere qualcuno mi parrebbe meglio assumere un giovane "precario" o un
tecnico meccanico che un esperto di paghe e contributi). Sui secondi devo dire che
in passato sono rimasto esterrefatto a vedere la disuniformita' nelle modalita' dei
vari bandi, anche qui mi pare che un minimo di uniformita' (stile vecchio CNR) non
sia deleteria.
Se invece si vuol dire di eliminare ogni aggravio di burocrazia piu' o meno
cervellotica, ogni forma di ritardo nella disponibilita' dei fondi, ecc. allora
ovviamente tutti d'accordo.
Sul terzo punto d'accordissimo. Aggiungerei pero' di non enfatizzare il discorso "progetti". Al di la' dei grossi progetti "hardwaristici" (missioni spaziali, strumenti da terra) o dei grossi programmi osservativi o di altra natura, esiste tutta una attivita' corrente di ricerca di base, che, o dipende da selezioni esterne (p.es. gli AO osservativi) o che e' inutile sovraccaricare con una selezione che spesso richiede accorpamenti fittizi in fantomatici progetti nazionali. Fino a che si tratta di attivita' correnti di poco o nullo costo, sarebbe piu' ovvio che ogni struttura avesse un fondo per le spese basilari che possa coprirli (p.es. per la manutenzione o il ricambio del parco computer, dato che ognuno di noi per lavorare deve avere una workstation standard sul tavolo, che senso ha finanziarla sui progetti, e non invece con una cifra fissa [e uniforme tra le varie sedi] ?).
Infine che cosa si intende per integrazione con l'universita' ?
Credo che esistano situazioni locali molto diverse, da quelle in cui gia' ora vi e'
una forte integrazione tra Strutture INAF e grossi Dipartimenti di Astronomia, a quelle
in cui i gruppi universitari sono piccoli e sparsi, ed i legami con le Strutture INAF
si sono indeboliti nel tempo (per vicende non dipendenti da esse).
Inoltre nel modello INFN una
cosa importante sono i rapporti di forza finanziari, e mi pare che spesso siano le
sezioni INFN a finanziare gli Istituti di Fisica. Non credo sia realistico pensare
che INAF possa mai averne le forze, e tantomeno per supportare sezioni universitarie
separate dalle Strutture.
Se si pensa a un revival del parallelismo delle carriere tra il ruolo degli Astronomi
e quello della docenza universitaria, o in genere al problema della mobilita', non ha
senso risolverlo al di fuori di un quadro generale del rapporto tra Enti di Ricerca
e Universita'
Dicevo che la bozza Tocci pare fin troppo bella, in quanto da' una autonomia statutaria notevole, per certi aspetti fino eccessiva (mi sarei aspettato di trovare alcune norme quadro sugli Statuti, p.es. sulla composizione degli organi dirigenti degli enti da parte di scienziati competenti e a prevalenza interna).
Mi riservo comunque di commentare su questi argomenti